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Suite dodecafonica

Title:
Suite dodecafonica
When:
15 April 2019, 19:00 h
Where:
Teatro del Centro Culturale delle Grazie - Udine, UD
Category:
Concerts and Conference 2018/19
Suite dodecafonica

Description

PRESENTAZIONE:


Il progetto concertistico “Suite Dodecafonica” prende avvio da una denominazione tanto circoscritta, e al tempo stesso altamente simbolica per i destini della musica contemporanea, quanto volutamente aperta ad accogliere la complessa articolazione di esperienze artistiche che ha caratterizzato la musica a Vienna a cavallo tra i due passati secoli. Primo di una progettata serie di eventi musicali, concerti, laboratori, Masterclass, proposti dal Conservatorio di Udine alla luce dell’unificante e universalmente accolto concetto di Seconda Scuola di Vienna, denominazione che al tempo stesso costituisce l’illuminante preludio alla celebrazione, programmata per l’anno accademico 2019-2020, del duecentocinquantesimo anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven, coronamento della Prima Scuola di Vienna, il presente appuntamento sancisce la volontà di coinvolgere, grazie alla partecipazione di docenti, studenti ed ex studenti all’articolato e impegnativo progetto, il maggior numero di dipartimenti attivi e operanti nell’ambito dell’attività didattica e di produzione artistica del “Tomadini”: Strumenti a tastiera e percussione, Strumenti ad arco e a corda, Strumenti a fiato, Teoria, analisi, composizione e direzione d’orchestra.

L’assunto fondamentale del progetto, la “Composizione con dodici note” secondo la più consona denominazione proposta nel 1923 dal suo creatore Arnold Schönberg, rappresenta soltanto il naturale punto di arrivo, non necessario ma, almeno apparentemente e inizialmente sufficiente, di un travagliato percorso di sintesi formale e strutturale di una secolare tradizione musicale, riconsiderata a partire dal punto di vista tutto germanico della completa assimilazione, alla luce di prospettive in continua evoluzione, dell’eredità di Bach, Beethoven e Brahms, congiunta alle folgoranti interferenze wagneriane e all’apporto straniante del sinfonismo di Bruckner e Mahler. La Vienna fin de siècle appare perciò terreno culturale propenso ad accogliere una molteplicità di stimoli musicali capace di irripetibili fusioni o personali proiezioni nel futuro, esperienze ora miranti all’adozione parziale o radicale della nuova tecnica compositiva, come riscontriamo nella testimonianza artistica delle due luminose figure di allievi di allievi di Schönberg, Alban Berg e Anton Webern, ora propense a un confortante ed estremo atto di fedeltà a una secolare tradizione nel momento del suo tramonto, come riscontriamo nell’opera di Hans Pfitzner, Franz Schreker, Franz Schmidt e Alexander von Zemlinsky.

Disposti in funzione di un organico cameristico in progressiva ascesa, dal duo al trio al quartetto fino a giungere all’esteso assieme cameristico, i brani proposti trovano una quasi perfetta concordanza pure a livello cronologico e di conseguente volontà di sviluppo creativo e di sperimentazione di nuovi linguaggi a partire dall’assimilazione delle tecniche costruttive del recente passato brahmsiano del giovane Zemlinsky, per giungere al presente atonale/pantonale e dodecafonico di Berg e Webern e infine al futuro di quel secondo Novecento strutturalista, contraddistinto, nella testimonianza dell’altrettanto esordiente Luigi Nono, dalla radicalizzazione estrema della tecnica dodecafonica.

Miniature di mahleriana, febbrile urgenza espressiva, nuclei germinali di possibili moltiplicazioni all’infinito di un Sonor astratto e iperbolico, accennate appena negli echi clarinettistici che si dipartono dal mondo cameristico brahmsiano e ne costituiscono un ventennio più tardi l’inesorabile commiato, i Vier Stücke op. 5 di Alban Berg furono composti nella primavera 1913, pronta replica alla critica indirizzata da Schönberg agli Altenberg-Lieder op. 4 e omaggio devoto alla tendenza all’interiorizzazione aforistica e alla raggelata astrazione che in quegli stessi anni la creatività del maestro distillava nei rappresi fogli d’album dei Sechs kleine Klavierstücke op. 19, i quattro pezzi per clarinetto furono per la prima volta eseguiti a Vienna da Franz Prem e Edward Steuermann il 17 ottobre 1919, in occasione dei concerti organizzati dal Verein für Musikalische Privatauffürungen.

Replica a una critica e omaggio a un riferimento stilistico assoluto caratterizzano pure la composizione del Trio in re minore op. 3 per clarinetto, violoncello e pianoforte di Alexander von Zemlinsky, ideato nel 1894 e presentato due anni più tardi a un concorso organizzato dalla Wiener Tonkünstlerverein, di cui Johannes Brahms era presidente onorario. Risposta alle riserve espresse su di lui qualche anno prima da quest’ultimo, la composizione del ventitreenne Zemlinsky, la cui sorella Mathilde sarà a breve destinata a sposare l’amico e collaboratore Schönberg, porge con vigoroso coraggio un gesto ossequioso nei confronti dell’inarrivabile modello del Trio op. 114 di pochi anni precedente, esibendo al contempo una padronanza tanto matura nella tecnica della variazione motivica da colpire favorevolmente Brahms, il quale raccomandò la composizione all’editore di fiducia Fritz Simrock.

Ultima di una serie di tre opere, dopo Streichtrio op. 20 e Symphonie op. 21, grazie alle quali Anton Webern apre la strada alla musica contemporanea attraverso la rinuncia definitiva della tecnica sonatistica, dell’esposizione tematica e, in genere, di ogni legame con l’eredità romantica, e grazie all’adozione di un’evoluta tecnica della variazione continua, portata alle estreme conseguenze dall’adesione incondizionata alla tecnica dodecafonica e alla sua epigonale rarefazione puntillista, il Quartett op. 22 condivide con le altre due composizioni pure la rinuncia a una tradizionale struttura tripartita o quadripartita in favore di un’articolazione in due movimenti antitetici, già sperimentata da Beethoven e atta a concentrare l’attenzione sulla capillare indagine dei parametri fisici del suono. Il lavoro fu ultimato nel 1930 a partire da un primitivo, neo-barocco progetto di Concerto per violino, clarinetto, corno pianoforte e orchestra d’archi, progetto in seguito abbandonato ma del quale fu conservata la strutturazione timbrica dell’originario “concertino” con la sostituzione del corno e l’adozione, dall’inedito ed esotico sapore, del saxofono tenore.

Vent’anni più tardi, in un ambiente storico, sociale e culturale radicalmente mutato ma votato a conservare il legame con la tradizione del primo Novecento viennese e perseguirne i suoi più radicali ideali estetici, Luigi Nono presenta Polifonica Monodia Ritmica per cinque strumenti a fiato, pianoforte e percussione, opera diretta da Hermann Scherchen il 10 luglio 1951 nell’ambito dei memorabili Internationale Ferienkurse für Musik di Darmstadt in una versione rivisitata e abbreviata, la stessa prevista per il presente progetto. Tra le numerose e radicalmente innovative esperienze compositive che affollavano la scena dei corsi estivi di Darmstadt tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, il lavoro di Luigi Nono appare strenuamente fedele al messaggio di Webern e a una concezione dell’atto creativo musicale volta a rivivere una plurisecolare tradizione contrappuntistica: ascetico, fiammingo rigore che si tramuta in incanto lirico di sublime astrazione.




PROGRAMMA:


A. BERG (1885-1935)
Vier stücke op. 5 per clarinetto e pianoforte

Davide TEODORO, clarinetto
Franca BERTOLI, pianoforte


A. ZEMLINSKY (1871-1942)
Trio in re minore op. 3 per clarinetto, violoncello e pianoforte
Allegro ma non troppo
Andante
Allegro

Davide TEODORO, clarinetto
Carlo TEODORO, violoncello
Franca BERTOLI, pianoforte


A WEBERN (1883-1945)
Quartetto per violino, clarinetto in Sib, saxofono e pianoforte

Alessio VENIER, violino
Davide TEODORO, clarinetto
Fabrizio PAOLETTI, saxofono tenore
Franca BERTOLI, pianoforte


L. NONO (1924-1990)
Polifonica-Monodia-Ritmica (1951) per flauto, clarinetto in Sib, clarinetto basso, saxofono alto in Mib, corno in Fa, pianoforte, percussioni

Giorgio MARCOSSI, flauto
Davide TEODORO, clarinetto
Matteo COLAVITTO, clarinetto basso
Alessandra RODARO, corno
Fabrizio PAOLETTI, saxofono
Franca BERTOLI, pianoforte
Roberto BARBIERI, Fabio DE CECCO, Felice DI PAOLO, Simone GRASSI, percussioni
Alessio VENIER, direttore Ensemble




Ingresso libero fino ad esaurimento posti

File

File 1:
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Venue

Location:
Teatro del Centro Culturale delle Grazie
Street:
Pracchiuso, 21
City:
Udine
State:
UD
Country:
Italy